ALLA SCOPERTA DELLE NEUROSCIENZE #5

(di Alfredo Sgarlato)

Il luogo comune vuole che l'arte astratta, o comunque non realistica, non sia istintivamente percepita come "bella", ma al limite possa essere compresa da un punto di vista culturale. La ricerca neuroestetica dice il contrario.
Semir Zeki, dopo un lungo studio su Kandinskij, Mondrian e Magritte, giunge alla conclusione che una forma astratta stimoli le stesse aree visive di una immediatamente riconoscibile, poiché il cervello reagisce a stimoli base, come punto, linea ecc... Non solo: lo spettatore è spinto dalle immagini astratte a porsi domande sull'autore dell'opera, ma anche sul proprio inconscio, come con un test proiettivo.
Al contrario sono attivate aree diverse non solo dalla visione di un'opera concreta o astratta, ma anche se l'opera rappresenta, per esempio, un paesaggio o un ritratto.
Al godimento di un'opera d'arte, inoltre, come avevano già intuito Goethe e Kandinskij, contribuisce molto la risposta emotiva collegata ai colori (argomento su cui torneremo).

Per saperne di più, molti approfondimenti sul sito https://www.stateofmind.it/

Nell'immagine: "Nel blu", dipinto di Vasilij Kandinskij, Collezione Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf. Credito fotografico obbligatorio: Archivi Alinari, Firenze

Commenti