ALLA SCOPERTA DELLE NEUROSCIENZE #6

(di Alfredo Sgarlato)

Anche l'esperienza religiosa è stata studiata dal punto di vista delle neuroscienze. Sin dall'800 Dostoevskij coglieva nell'intensità dell'estasi mistica somiglianze con le sensazioni che provava prima di un attacco epilettico. Ovviamente anche in questo caso la ricerca si è basata sull'attività cerebrale, confrontando persone con storie personali diverse (suore, cristiani o buddisti praticanti ma non ordinati), partendo dal presupposto che per costoro sia un'esperienza vissuta come vera, tangibile.

Un dato sensibile che se ne ricava è che l'esperienza religiosa è vissuta come un'esperienza relazionale. Nel cervello ci sono alcune strutture che, se stimolate, possono provocare nella nostra mente esperienze mistiche. Queste sono implicate nella produzione di neurotrasmettitori, come dopamina, noradrenalina, serotonina.
Questo ci è noto da molto tempo ed è fortemente collegato agli stadi della coscienza alterata e ad alcune alterazioni del lobo temporale, dell’ippocampo o dell’amigdala. A volte è sufficiente fornire stimoli elettrici a questa zona per avere visioni, per provare sensazioni ed esperienze simili a quelle che si possano avere assumendo LSD o morfina (questo spiegherebbe, secondo Veronesi, molte conversioni in punto di morte). Il semplice pronunciare termini religiosi attiva queste aree corticali.

Pare anche che l'effetto che ha la preghiera, esaminato con la risonanza magnetica, sia provocato anche da alcuni marchi commerciali in clienti particolarmente fanatici, ma questa l'ho letta in un blog non so quanto affidabile. È dimostrato anche che la meditazione rallenti l'invecchiamento cerebrale.

Gianlorenzo Bernini, "Estasi di Santa Teresa", particolare, realizzata tra il 1647 ed il 1653, all’interno della Cappella Cornaro, nella Chiesa carmelitana, progettata da Carlo Maderno, di Santa Maria delle Vittorie a Roma.

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