ANN HAMILTON E LA TATTILITA'

(di Ellie Ivanova)

Ann Hamilton è una delle artiste multidisciplinari piu' affascinanti di oggi, con una ricca produzione che merita essere esplorata interamente. Ma quello di cui vorrei parlarvi oggi sono alcune delle sue opere che riguardano la tattilità, una delle percezioni sensoriali che più ha esplorato. Siccome la tattilità è il senso che più ci preoccupa oggi, ecco a voi tre modi di comprenderla.

Del primo progetto, "body object" (1991), vediamo un abito da uomo coperto di stuzzicadenti, intoccabile, che ricorda l'armatura siberiana per la caccia all'orso. 

Ann Hamilton, body object series, 1984 / 1991

Il secondo, "O N E E V E R Y O N E", è una serie di ritratti fatti con l'aiuto del duraflex, pellicola semitrasparente che registra la vicinanza tattile. I soggetti si avvicinano alla pellicola e, se la toccano, più nitida e dettagliata appare quella parte del corpo. 

Ann Hamilton, (O N E E V E R Y O N E, 2012 -)

Infine, con "commonSENSE" (2014), l'artista si occupa della collezione zoologica del Burke Museum of Natural History and Culture (Seattle) acquisendo i campioni con uno scanner di tecnologia obsoleta e stampando le immagini su carta da giornale, in modo che ogni visitatore possa prendersi una fragile copia dalla mostra. La simbologia della scansione è diversa dalla macchina fotografica: la luce e il sensore lambiscono gli oggetti con un movimento. 


Ann Hamilton, the common SENSE, 2014

Veramente la difficoltà che ci fa vedere Ann Hamilton è la difficoltà di compartire la sensazione del tatto su grande scala. Sentire un suono si può fare in gruppo, similmente come l'atto del guardare, ma toccare è un'azione intima. 

E impossibile da separare dagli altri sensi.

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