Federal Arts Project

Lily Furedi, Murales
(di Emiliana Losma)

Durante il periodo della Grande Depressione che colpì gli Stati Uniti negli anni Trenta del Novecento, il governo federale sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt istituì il Federal Arts Project (1935-1943) con il triplice scopo di aiutare economicamente gli artisti, decorare edifici/spazi pubblici ed educare il popolo all'arte.
L'articolato programma del Federal Art Project (FAP) comprendeva tre tipi di attività:
- Realizzazione di opere d'arte
- Attività didattica pedagogica sull'arte, rivolta alla gente comune
- Attività scientifica e di ricerca nel campo del design che produrrà l'Index of American Design.

Florence Kava, The Workers (1935)

Il Federal Arts Project (suddiviso in diversi filoni: Federal Writers’ Project, Federal Theater Project, Federal Music Project, Federal Art Project) faceva parte di quella politica economica passata alla storia sotto il nome di New Deal, sostenendo circa 10.000 artisti e artigiani durante la Grande Depressione. Gli artisti venivano pagati $ 23,60 a settimana, ma quelli che avevano incarichi continuativi potevano lavorare da 10 a 40 ore al mese, percependo stipendi che variavano dai 50 ai 150 dollari al mese.

Per le donne questo progetto di sostentamento diventa anche una possibilità di ricevere commissioni e di affermarsi come artiste professioniste: per la prima volta nella storia, infatti, il governo federale non applica particolari discriminazioni tra uomini e donne nel sostenere il lavoro artistico.

Olive Rush, Murales
Nel 1943, quando venne interrotto, si contavano 108.099 quadri, 17.744 sculture, 2.566 murali e 240.000 stampe. I quadri raffiguravano la vita e la storia dell'America, mentre i murali variavano tematica secondo criteri geografici regionali.
Tra le artiste che lavorano per il Federal Art Project Berenice Abbott, Gertrude Abercrombie, Maxime Albro, Lily Furedi, Louise Nevelson, Lucienne Bloch, Semla Burke, Elizabeth Terrell, Blanche Lazzell, Kyra Marckham, Reva Jackman e Olive Rush.


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