Le janare

(di Davide Sirchia)

In diverse culture esistono persone che assumono un ruolo specifico, all’interno delle loro comunità, per il dono della conoscenza di pratiche curative. Le janare sono figure femminili tradizionali che nel Meridione d’Italia, e in particolare a Benevento, loro città simbolo, assumevano tale ruolo di curatrici della comunità. La loro storia si fonda nei miti delle popolazioni che vivevano in quell’area durante il periodo romano, dove le si conosceva come 'herbarie' (coloro che conoscevano le erbe). Il sapere che le vedeva protagoniste veniva trasmesso per linea femminile (1). Le bambine, già alla nascita, possedevano in nuce tutte le verità necessarie al compimento della predestinazione, ma era soltanto dopo la pubertà che il sapere poteva essere loro rivelato, attraverso l’intervento di analoghe figure anziane che avrebbero condotto la fanciulla a dare alla luce le verità, come se abbracciasse un frutto delle sue viscere. Il processo formativo della janara, raccontata come taumaturga, può essere assimilato nei suoi principali momenti alle tre colonne portanti del discorso socratico: maieutica, sapere e sapienza. Il sapere, concepito come intrinseco all’individuo, vede la luce attraverso la maieutica e diventa sapienza, mediandosi con la ricerca incessante della perfezione etica e intellettuale.

Come detto, la competenza principale delle janare era la conoscenza delle proprietà delle erbe e l’uso di quelle officinali per curare specifiche patologie. Dai grimori (sono così detti i libri di magia scritti tra Medioevo e XVIII secolo) del 1500 apprendiamo in particolare il ricorso alla piantaggine maggiore (Plantago lanceolata), tra le più conosciute e popolari erbe perenni, ma sono elencate molte altre erbe come la ruta domestica, la menta, la belladonna, l’aconito o il giusquiamo. L’uso terapeutico delle piante trova testimonianza anche in alcune filastrocche popolari, come ad esempio “la ruta ogni male stuta, la valeriana ogni male sana, lu marrubbiu ogni malu strugge”. Inoltre è ricorrente l’uso congiunto di vegetali e animale per la preparazione degli unguenti e degli impiastri. Una ricetta, per esempio, prevede accanto alle erbe l’impiego di lucertole per realizzare un unguento che sarebbe capace di rigenerare la parte lesa della pelle, a partire dalla possibilità, per questo animale, di rigenerare la propria coda. Inoltre, come testimoniato da queste stesso esempio, il principio dei rimedi e delle pratiche, è mimetico del modo in cui animali e vegetali si comportano in natura, seguendo i principi espressi da James Frazer della similarità o del contagio e quindi della costruzione del pensiero magico (2).

Il passaggio semantico delle janare da herbarie in streghe è avvenuto quando l’ideologia religiosa prese il sopravvento sull’intelletto durante il periodo della Santa Inquisizione (XII-XVI sec), che causò tra le 35000 e le 100000 vittime, e se parte di loro erano herbarie, altre erano donne comuni. L'inferenza fu giustificata col fatto che alla conoscenza curativa delle piante dovesse associarsi anche la conoscenza dei suoi effetti collaterali a loro volta alla base di potenziali pratiche demoniache. Nei pochi testi giunti sino a noi si leggono solo ricette terapeutiche e preghiere ai Santi, ma il dubbio instillato dalla concezione religiosa perdura. Di fatto, abbiamo a che fare con donne che, rispetto all’immaginario tradizionale, mostrano un certo ‘potere’ in virtù del proprio sapere: se è vero che la donna nell’immaginario tradizionale ricopriva un ruolo subalterno rispetto all’uomo nella vita quotidiana, la donna nella figura di guaritrice si emancipa, detenendo un potere ancor più forte nella comunità, ovvero il potere della guarigione attraverso una pratica alla quale gli uomini non possono accedere. Oggi, nell'immaginario comune, la janara è la strega che vola sulla scopa e si raduna in sabba attorno al noce. Ma in certi contesti agresti, la janara continua a rimanere la curatrice, colei che attraverso la sua sapienza può salvare le vite.

Per approfondimenti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Inquisizione_medievale
https://it.wikipedia.org/wiki/Janara
D. Sirchia, Janare Irpine. Le donne che curarono una comunità, 2018

(1) Quando non altrimenti specificato, le informazioni sono frutto di interviste realizzate nel corso della ricerca sul campo condotta dall’Autore a Bonito (AV) nel 2015.
(2) J. Frazer, Il ramo d’oro, 1915.






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