LE SACRE PIETRE MANI

(di Donatella Mottoso)





Durante il mio primo viaggio sugli altipiani himalayani la mia attenzione fu immediatamente attirata dai molteplici cumuli di pietre incise con iscrizioni colorate: si trattava delle pietre “mani”, conosciute anche come “pietre gioiello”.

Queste pietre si trovano ovunque in alta quota in Tibet, in Ladakh e in Nepal, e sono ciottoli o pietre di forma appiattita sulle quali viene finemente inciso il mantra di preghiera del buddismo tibetano a sei sillabe “om mani padme hum” (trad: “acclamate il gioiello del loto”) il cui significato in realtà è estremamente complesso e riassume l’essenza dell’intero insegnamento del Buddha. La recitazione del mantra a sei sillabe è la pratica religiosa più popolare nel buddismo tibetano e l’intaglio delle pietre mani è considerata una vera e propria forma di preghiera e di meditazione praticata soprattutto dai monaci.


Oltre al mantra sono spesso incise sulle pietre varie figure in bassorilievo: immagini di draghi, di pesci, della luna, del sole, di figure umane, o immagini del Buddha rappresentato nelle sue varie tipologie e forme.


Agli occhi dei buddisti tibetani le pile di pietre mani sono luoghi dove si può comunicare con le divinità e quando passano accanto a questi cumuli (a piedi, in bici, a cavallo o anche in auto) compiono attorno ad essi, in senso orario, uno o più giri. Questo ‘girare attorno’ rappresenta per loro la preghiera al Buddha affinché li protegga dalle calamità e li benedica.
Spesso, durante questi giri attorno ai sacri cumuli, i buddisti gettano un ciottolo sulla pila, azione che equivale alla ripetizione del mantra a sei sillabe. In questo modo, anno dopo anno, le pile di pietre diventano sempre più alte e più grandi, tanto da diventare colline o formare veri e propri muri (detti anche muri mani).


Per saperne di più: https://it.qwe.wiki/wiki/Mani_stone

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