PAINFUL CAKE: LA TORTA-INSTALLAZIONE CONTROVERSA

(di Cadigia Hassan)
Nell’aprile 2012, l’artista afro-svedese Makode Aj Linde venne invitato a presentare una sua installazione al Moderna Museet di Stoccolma per la celebrazione del 75 ° anniversario della Organizzazione Nazionale degli Artisti (Konstnärernas riksorganisation, KRO). L’artista-musicista-dj, allora trentenne, decise di dedicare una torta-installazione che sensibilizzasse l’opinione pubblica sulla dolorosa piaga delle mutilazioni genitali femminili, intitolandola “Painful Cake” (“Torta dolorosa”). La torta, costituita da pan di spagna rivestito di cioccolato fondente e ripieno di gelatina di fragole, aveva il busto di una donna nera dal ventre gonfio e dai seni cadenti, molto simile alla Venere di Willendorf. La testa della donna era la stessa testa dell’artista, che emergeva strategicamente da sotto il tavolo dell’installazione, con la faccia dipinta stereotipando i lineamenti afro secondo la pratica del blackface utilizzata nei caricaturali minstrel show: parrucca lanosa, bocca truccata esageratamente con labbroni rossi e denti bianchissimi e affilati, occhi bianchi sgranati. Così conciata, la testa di Makode Aj Linde ricordava vagamente un “golliwog”, il personaggio della letteratura per l’infanzia nato a fine Ottocento dalla penna di Florence Kate Upton e ispirato a una bambola-menestrello con cui la scrittrice americana giocava da bambina.


Ma ritorniamo alla torta in questione che, ribadiamo, avrebbe dovuto rappresentare il corpo di una donna africana infibulata. Il 15 aprile 2012, alla celebrazione del World Art Day, tra i molti invitati c’era anche Lena Adelsohn Lijeroth, all’epoca ministra della Cultura svedese, alla quale fu dato l’onore (o, meglio, l’onere) di tagliare la prima fetta. Al primo taglio, tra le urla di sofferenza dell’artista, la fuoriuscita della gelatina color rosso avrebbe dovuto richiamare il sangue versato dalla vittima della cruenta pratica delle mutilazioni genitali femminili. Ripresasi dopo un breve attimo di stupore e smarrimento, la ministra esplode in una risata, scherzando poi con l’artista. 
La ministra della Cultura svedese Lena Adelsohn Lijeroth scheza con l'artista
Immanentemente la torta-donna viene presa d’assalto dai presenti, in una sorta di rito cannibalesco. Tutti vogliono accaparrarsene una fetta, gioendo nel vedere il rosso liquido sgorgare e nell’ascoltare le strazianti urla durante ogni taglio. Uomini e donne (bianchi) si avventano sul goloso corpo nero, come in un’orgia, ridendo apertamente e riprendendo la scena con i cellulari. E’ uno spettacolo nello spettacolo, ben lontano dall’idea originaria dell’artista, ovvero di performare il dolore di una giovane donna vittima di mutilazioni genitali.
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L'artista afro-svedese Makode Aj Linde in un'immagine tratta dal suo profilo facebook.
Questa performance ha suscitato sia in Svezia che nel resto del mondo un’accesa polemica. La comunità afro-svedese è insorta chiedendo le dimissioni della Ministra della Cultura, accusata di aver preso parte a una macabra scena razzista e sessista, in netto contrasto con la sua linea politica, e di non aver dimostrato sensibilità verso le vittime delle mutilazioni genitali femminili, anzi deridendo il loro dolore. Non sono mancate ovviamente le critiche all’artista, che però si difende dicendo di aver voluto mettere in risalto gli stereotipi razzisti, ancora vivi nell’immaginario culturale occidentale, attraverso un approccio che egli definisce “Afromantic” e che usa il blackface su oggetti d’arte o di cultura popolare per rivelare il sistema di oppressione che sta alla base del processo eurocentrico di alterizzazione.
Per saperne di più:
Igiaba Scego, “Makode Aj Linde, ovvero un groviglio da districare”, in Alma.blog, 2 maggio 2012
Per le opere di Makode Aj Linde della serie “Afromantics
Per vedere il video della performance dell’artista afro-svedese Makode Linde durante il World Art Day del 15 aprile 2012 al Moderna Museet Stockholm: https://www.youtube.com/watch?v=1P9Eg9iqhmY

Blackface sul viso dell'artista afro-svedese Makode Aj Linde (immagine tratta dal suo profilo facebook)

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