VIAGGIO NELLE NEUROSCIENZE #3

(di Alfredo Sgarlato)

Inevitabile che siano stati effettuati studi sull'effetto psichico legato alla visione del cinema. Già lo scrittore Gorkij nel 1896 si chiedeva come mai le proiezioni cinematografiche, all'epoca mute, in bianco e nero e bidimensionali, coinvolgessero così tanto gli spettatori. La risposta che è stata data è che ciò avviene perché sono immagini in movimento, quindi stimolano i neuroni specchio e l'immedesimazione dello spettatore in quello che succede sullo schermo. Ben presto gli autori cinematografici hanno compreso come agevolare questo effetto con l'uso della tecnica specifica, ovvero regia e montaggio.


Vittorio Gallese (neuropsicologo, del team di Giacomo Rizzolatti che ha scoperto i neuroni specchio) e Michele Guerra (storico del cinema) nel libro "Lo schermo empatico" (Cortina) analizzano questi effetti, soprattutto a partire dall'opera di Hitchcock e Kubrick. L'uso di movimenti di macchina, panoramiche e carrelli soprattutto, risulta particolarmente coinvolgente sul piano emotivo, mentre lo zoom, percepito come innaturale, mette a disagio.



Commenti