VIAGGIO NELLE NEUROSCIENZE #4

(di Alfredo Sgarlato)

La neuroestetica ovviamente non intende sostituirsi alla critica d'arte, né ad una lettura simbolica o psicologica delle opere, ma solo investigare sul substrato cerebrale (l'hardware, se vogliamo, paragone che i neuropsicologi detestano) che sostiene la creazione o la fruzione di un'opera d'arte. Nel farlo non si può però non interagire con le altre discipline.

In particolare si è indagato sulle costanti che dovrebbero far apparire "bella" un'opera d'arte. Ramachandran (2003), ha definito dieci leggi dovute a meccanismi percettivi comuni alla base di ogni cervello umano intento in un proposito artistico: 1) l’iperbole; 2) il raggruppamento percettivo; 3) la risoluzione di problemi percettivi (problem solving); 4) l’isolamento modulare; 5) il contrasto; 6) la simmetria 7) il sospetto e/o l’avversione per le coincidenze sospette e le singolarità; 8) la ripetizione, il ritmo e l’ordine; 9) il riconoscimento; 10) la metafora.

Lo scienziato fa comunque notare come queste regole  influiscano per il 10% nella fruizione di un'opera, siano modificate dalla cultura, e vadano usate in tutte le possibili combinazioni in cui una possa prevalere sulle altre.


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