CHEKUTTY, SIMBOLO DI RESILIENZA

di Daina Pupkevičiūtė

Nel 2018 a Chendamagalam, Kerala (India), alluvioni enormi hanno devastato la comunità locale.
Tra le economie devastate dall'acqua c'era quella dei tessitori di telai per sari. Nelle locali della cooperativa dei tessitori a mano ci si trovava tra le quantità notevoli del materiale imbevuto di fango, ormai inusabile, senza speranza di recupero veloce ormai i macchinari essendo a pezzi. Le domande erano: che farsene degli materiali senza alcun valore di mercato? E che fare a tutti coloro ormai rimasti disoccupati, senza nessuna possibilità di nutrire le loro famiglie?
Un paio di imprenditori sociali - Lakshmi Menon, iniziatrice dei progetti upcycling, e Gopinath Parayil - hanno allora avuto l'idea di Chekutty.
Chekutty è una piccola bambola, realizzata dal materiale dei sari (disinfettato), fatta tutta a mano. Fino a 360 bambole Chekutty possano essere realizzate da un singolo pezzo di sari. Le bambole sono vendute a 25 rupie (circa 0.30 Euro) a pezzo, e tutti i fondi dalle vendite di Chekutty sono destinate ai programmi di sostentamento dalle società del cooperativo di tessitori di telai a mano di Chendamangalam.
All'inizio Chekutty fu prodotta dalle tessitrici e tessitori locali che sono state/i rimaste/i disoccupate/i dopo il diluvio, successivamente la Chekutty è diventata un programma guidato da volontari.
Ognuna delle Chekkuty è diversa in quanto differiscono le mani che le producono. Ognuna di queste bamboline rappresenta lo spirito di Kerala - quello della diversità e della capacità di riunirsi ed aiutarsi a vicenda. Ormai Chekutty è diventata il simbolo della resilienza nel periodo del dopo-disastro.
Nei primi giorni di quarantena del Covid-19, un amico mi ha scritto che mi avrebbe spedito un pacco d'emergenza. Nel pacco, al quale ci sono voluti 10 giorni per arrivare (da Svezia fino alla Lituania), c'erano dolci, carta origami e Chekutty.

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